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Storia

Castagnole di Casale, com'era chiamato il paese nell'Ottocento, per la sua appartenenza all'omonima Provincia di Casale, si presentò il mattino del 16 maggio 1870 con un'aria purissima ed ampie e pulite vie: buone scuole, un archivio comunale ordinatissimo, una fiorente società operaia ed un teatro sulle scene del quale recitano i dilettanti del borgo o gli alunni delle classi superiori a scopo di beneficienza. Così annotava Giuseppe Niccolini, Regio Verificatore dei Pesi e Misure della Provincia di Casale, che da Montemagno saliva a Castagnole tra la vegetazione rigogliosissima, i vigneti che promettono assai e l'erbe dei prati che attendono la falce che tutte deve eguagliarle.

Noi, invece, con un balzo a ritroso nel tempo di due millenni, giungeremo a Castagnole Monferrato dal lato opposto, cioè dalla romana via Fulvia, seguendo l'itinerario delle invitte legioni di Roma. A Quarto d'Asti, ossia ad Quartum Lapidem a quattro miglia circa da Asti, la via Fulvia, da Piacenza a Torino (la stessa che ancor oggi percorriamo) si biforcava col diverticolo che s'arrampica sui colli monferrini. Si tratta dello stesso percorso odierno che attraverso Valenzani, sale a Castagnole e penetra nel cuore del Monferrato. Valenzani, frazione, nell'Ottocento, di Castagnole, oggi solo in parte nell'area comunale, deriva il toponimo dal personale romano Valentius donde il fundus Valentianus, cioè il podere del romano Valente, l'odierno Valenzani, con la desinenza in "-jani", anziché in "-janus", per l'influsso imitativo di Asti il cui esito in "-i" influenzò alcuni toponimi del suo immediato territorio. La strada accostava altri centri demici romani sorti nell'area dell'attuale Castagnole cioè Robiano, Morano, Marzano, fluiti rispettivamente dai personali latini Rubius, Maurius, Martius donde i vici ed i poderi di Rubiano, Morano, Marzano. Troveremo anche a Montemagno la presenza di Rubiano, a motivo della densità demica del villaggio romano, i cui abitanti, in età barbarica cercarono scampo sui colli della regione, cioè Castagnole e Montemagno. Awenimenti quest'ultimi da ascriversi al V-VI secolo d.C quando i Langobardi occuparono la zona in esame, incastellandosi a Scurzolengo, chiaro indice dell'insediamento del germanico Schurzo con la desinenza classica in "-engo". Un ulteriore toponimo romano ci porge il catasto locale, camuffato nella voce Serradezeno cioè Serra Andezeno, simile all' omonimo in quel di Chieri: entrambi derivati dal personale latino Andicus con la variante Andecenus. Tardo romano, con influsso forse germanico, appare il toponimo Ursone, fluito dal personale Ursus, volto però nella forma del genitivo Ursio -onis: ulteriore insediamento in età tardo romana o alto medioevale. Il catasto locale del 1535 registra successive attestazioni della latinità con i toponimi ad stratam, ad cavam, testimoni certi della presenza della strada romana già menzionata, perché è noto che tali relitti lessicali dei catasti non solo monferrini, alludono esplicitamente alle strade romane, chiamate cave e crose ossia sprofondate, infossate, come ampiamente documentò in merito Gian Domenico Serra. L'area comunale, quindi, dell' odierno Castagnole appare abitata dagli insediamenti dei romani Valentius, Maurius) Rubius) Martius, Andicus, Ursio ed attraversata dalla strada che da Quartum Lapidem saliva, attraverso i vici ricordati, all' attuale territorio di Montemagno per piegare verso Grana e Calliano e sdoppiarsi, a Grana, per Casorzo e Grazzano: sono le stesse strade che si percorrono da venti secoli.


Il crollo della civiltà di Roma, provocò una catastrofe raramente immaginabile al punto che le popolazioni imbarbarite sotto l'orrorifica invasione germanica si rifugiarono sui colli e nelle foreste insediando altre unità demiche spesso traenti nome dalle particolarità dell' area abitata, nel caso nostro dalla modesta selva di castagni dov' essi edificarono il nuovo insediamento di Castagnole: piccolo bosco di castagni. Tracce toponimiche della presenza del VI - VII secolo d. C. ce le porgono i già menzionati catasti comunali, perché la terra, tremendamente conservatrice, tramanda ai posteri la storia di tutti gli insediamenti succedutisi sulle proprie zolle. Sull'obliato substrato romano, compaiono a Castagnole i toponimi Brunengho, Visone, Germano che attestano la presenza dei nuovi conquistatori. Bruno, con la desinenza in -engo caratteristica dei Langobardi, Widisio, il cui genitivo Widisionis dette nome alla valle omonima e Germano, il nome etnico appunto dei Germani. Il prato Ghiraldo propone il personale tedesco formato da gaira, lancia e da hardhu forte, ossia/arte) valoroso con la lancia. Superato il dominio Langobardo e Franco, le nuove incursioni dei Saraceni provocarono ulteriori allarmi con i successivi incastellamenti dei quali troviamo traccia nei toponimi super podium Castrovelle ossia sul poggio di Castelvecchio) con il Ricetto ed il castrum vicinale: il castello dei vicim; di coloro, cioè, che componevano il proprio nucleo del centro medioevale, al quale si affiancò il Burgum novum. Castagnole entra in tal modo nella storia medioevale e nelle rivalità tra Monferrato ed Asti. Da un lato il Marchesato Aleramico inglobava i colli a ridosso della pianura astigiana, riconosciuti appartenenti a Guglielmo IV di Monferrato dall'Imperatore Federico I il 13 ottobre 1164. Dall' altro lato, il Comune di Asti, ben .noto per le proprie mire espansionistiche, tentava di assoggettare anche Castagnole, dove i Signori feudali, discesi dai ceppi dei conquistatori langobardi che tale è l'origine della feudalità monferfina - ossia i di Castagnole, si schieravano con i Marchesi nostri. In alcuni trattati, che in ordine di tempo vennero poi stipulati tra Asti e i Marchesi di Monferrato, costoro dettero garanzia che da Castagnole non sarebbe venuto danno alcuno al Comune astese, che si riservò il diritto di porre in tale località uno o più castellani di sua scelta e di provata fedeltà. La situazione si capovolse quando Guglielmo VII il Grande fu fatto, a tradimento, prigioniero degli Alessandrini. A causa della minore età del figlio Giovanni I, Asti tolse il feudo ai Marchesi monferrini e costrinse i Signori del luogo a fare atto di sudditanza: il 15 giugno 1292, infatti, Emanuele di Castagnole, i suoi consorti in feudo con altri possessori di giurisdizione feudale donarono il castello ed il villaggio ad Asti, insieme con i loro uomini che vi abitavano, prestando giuramento di fedeltà al Comune astese, ricevendone quindi l'investitura. Il trattato di pace seguito nello stesso mese tra Asti e Monferrato, riconfermò il dominio su Castagnole al Comune. Ma dopo qualche anno il villaggio ritornò sotto la giurisdizione monferrina. Dei signori locali, ossia i di Castagnole, merita d'essere ricordato Bertino, uno dei principali vassalli monferrini che, morto l'ultimo degli Aleramici, il marchese Giovanni I, assisté al parlamento tenutosi in Trino, nel 1305, nel quale si decise d'inviare ambasciatori all' erede Violante, sorella del defunto, sposa di Andronico Paleologo Imperatore Romano d'Oriente a Costantinopoli.

Nel 1306 il paese con altre località fu dato in pegno a Carlo di Provenza dal marchese di Saluzzo, che aveva con lui stretto lega, perché si rifiutava di accettare il riconoscimento di Teodoro I Paleologo, figlio secondogenito di Andronico e di Violante, ad unico Signore di Monferrato. Nel 1309, i rappresentanti di Castagnole presero parte a un Parlamento in Chivasso e figurano presenti anche nei successivi: Castagnole risulta quindi ormai parte integrante dello Stato e ne segue la sorte. I Paleologo di Monferrato ebbero molteplici conferme del loro dominio sul villaggio, tra le quali il diploma dell'imperatore Carlo IV nel 1355 e quello di Massimiliano I, nel 1494. Nel 1391 il castello ed il paese ospitarono le truppe di Facino Cane, il temibile condottiero di ventura, in quegli anni alle dipendenze del marchese Teodoro II.